Del tutto comprensibile la decisione Fnsi (“Un atto sensibile e immediato in segno di rispetto per le famiglie dei caduti, delle forze armate e di tutti coloro che sentono il peso di questa tragedia” ha spiegato il segretario Franco Siddi) di rinviare (al 3 ottobre) la manifestazione per la libertà di informazione.
Quanto accaduto a Kabul riempie il Paese intero di tristezza e – speriamo – di riflessione.
Ed è stato giusto – anche se non mancano, neppure fra noi, opinioni diverse - aver sospeso l’appuntamento in piazza del Popolo.
Resta però altrettanto doverosa l’esigenza che anche su questo fronte complesso (la presenza in Afghanistan di migliaia di nostri giovani soldati con decine di migliaia di altri giovani soldati da altri Paesi) la copertura di una informazione libera e pluralistica sia sempre e comunque garantita.
Esistono, come noto, non pochi problemi rispetto al ruolo del libero giornalismo dalle zone di guerra, sia prima che inizino le operazioni (non possiamo dimenticare il ruolo giocato dai media globali per giustificare l’avvio della guerra in Iraq con la necessità di scovare “armi di distruzioni di massa” date per certe, dal presidente Bush, e poi ammesse per inesistenti, anni dopo, dallo stesso presidente Bush) sia nei tempi del loro svolgimento (il ruolo dei cosiddetti “giornalisti embedded” o “in divisa”). A maggior ragione in un Paese come il nostro dove l’attenzione per le vicende internazionali è davvero limitata.
Credo che il modo migliore per onorare questi ragazzi (quelli morti e quelli che sono rimasti, ma anche tutte le altre vittime – militari e civili – di questo e di tutti gli altri conflitti aperti in un mondo sempre più interdipendente … comprese le vittime di una immigrazione globale sempre più dipendente da situazioni di ingiustizia, povertà, guerra …) sia tentare di capire i veri motivi (al di là di quelli – chiamiamoli così – “di facciata” e al di là delle troppo facili retoriche di queste ore) per cui si prendono determinate scelte, si imboccano determinate strade, si iniziano operazioni che troppo spesso confondono, intersecandoli, gli stessi livelli di “guerra” e “pace”.
Fondamentale, anche in questo, è la libertà di informazione.
Mauro Banchini
Presidente Ucsi Toscana
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