sabato 19 settembre 2009

Che c'entrano quei sei poveri ragazzi morti sul lavoro con il rinvio?

Sono una cittadina e una giornalista, convinta sostenitrice della manifestazione di sabato 19. Perché, continuo a chiedermi, è stata rimandata? Era già tardi la data del 19 (avremmo dovuto farla ancora prima), ma tant’è: che senso ha far sgonfiare come un soufflé mal riuscito questa appuntamento al quale molti avrebbero aderito convinti (questa era la mia sensazione netta)? Soprattutto: qual è il nesso tra il nostro manifestare per un diritto fondamentale della Democrazia e la pietas umana dei morti di Kabul? Ci sentiamo così poco legittimati a protestare per un nostro sacrosanto diritto mossi da una sacrosanta indignazione per quanto sta succedendo, che siamo pronti a fare subito un passo indietro per un qualcosa, grave perché la guerra (e di guerra si tratta) ha conseguenze gravi, ma che non ha alcuna interconnessione neanche a cercarla con il lanternino? Che c’entrano questi sei poveri ragazzi, questi poveri morti sul lavoro in fondo, con le modalità intimidatorie nei confronti dei giornali che sono ormai diventate (brutto) spettacolo quotidiano? Infine, e non mi sembra poco, come pensare che tutti vengano informati di questo spostamento? Casualmente stamattina, parlando con conoscenti incontrati al bar, mi sono resa conto che lo slittamento non è noto a tutti e non è detto che prima di domani lo sia. Un’ennesima occasione persa, senza un motivo plausibile…..
Maria Paola Quaglia, giornalista professionista dal 1989

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